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Al narrative designer che c'è in te

Preziosi consigli di David Gaider, lead writer di Dragon Age.


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David Gaider

Sarò breve. Se siete capitati qui significa che volete scrivere videogiochi. Quindi ho pensato di cercare una voce davvero rilevante che dicesse qualcosa di altrettanto rilevante. David Gaider, figura chiave di BioWare, lead writer di serie come Dragon Age e Baldur's Gate, ha scritto uno degli articoli più sinceri (e più crudeli) diretti al lettore che vuole passare alla tastiera e scrivere storie non lineari. E voglio parlarvene.



Parla un professionista della scrittura


Quest'uomo è attivo da un sacco. Professionista da più di vent'anni nel campo della scrittura dei videogiochi, dà un bel quadro sullo scenario che vi aspetterebbe. Per conoscerlo un po' vorrei passarvi questa intervista, fatta in occasione dell'uscita di Baldur's Gate II. Sì, del 2000. Come si sarà evoluto il campo da allora? Ebbene, il quadro completo ve lo darà un suo articolo pubblicato su Polygon nel 2016. Non è di certo un settore che spalanca le porte, ma la bellezza è che, come in tutti i lavori di equipe, ci sono varie specializzazioni e vari gradi più o meno accessibili. Sì, la conoscenza dell'inglese è importante, a cominciare dai due post che ho condiviso. Non esiste una figura distillata di "scrittura per videogiochi", in quanto è una figura professionale destinata a lavorare in gruppo, che dovrà sempre fare i conti con gli altri dipartimenti artistici e soprattutto coi programmatori. Qualsiasi fantasia abbia in mente deve essere fattibile e, cosa importante, potrà cambiare in corso d'opera. Se siete scrittori permalosi o immobili, questo lavoro vi spezzerà. Anche nel campo da cui provengo, il teatro, è un lavoro di gruppo. In Italia (e direi in tutta la fascia mediterranea) il drammaturgo ha la prima parola, ma l'ultima è una media fra il pensiero del regista, la fattibilità dell'opera, i soldi, la bravura degli attori, ecc. Lavoro in equipe. Probabilmente l'avete letto molte volte su InfoJobs e avete intuito che non sono stronzate.



Fatto? Bene.


Se avete letto l'articolo su Polygon (magazine che vi consiglio di seguire in generale), possiamo parlarne insieme e soffermarci su due aspetti che mi hanno colpito.

Number one: non c'è un solo tipo di "sceneggiatore" - lo metto fra virgolette perché odio utilizzare questa parola in questo ambito, visto che è molto più sfaccettato - nel campo del gaming. C'è chi si occupa del design della storia, ovvero dell'insieme della trama e del mondo fittizio in cui si inserisce il gioco, oltre che del rapporto fra la sfera narrativa e le meccaniche. Questa figura è una chiave di volta, unendo gli aspetti legati alla meraviglia, alla coerenza e al dramma a quelli della fattibilità. È un professionista in costante dialogo sia con l'equipe degli scrittori sia coi programmatori e i game designer. È il narrative designer, forse la figura che tiene più fili sulla struttura del gioco. Ma chi scrive i dialoghi? Chi scrive le descrizioni degli oggetti, dei luoghi, ecc.? Probabilmente sempre il narrative designer, dato che è quella figura mobile che dicevamo. Ma capita che il testo puro sia affidato a scrittori non coinvolti nella programmazione. Sono artisti che andranno a scrivere cut-scene, linee di testo e così via. Potrà anche capitare che un gioco abbia nei suoi crediti chi ha sviluppato solo il soggetto o il pitch (parole ricorrenti nel campo della sceneggiatura ma non solo), l'idea di base scritta in poche righe. Non di rado gli stessi produttori o i lead del reparto dei game designer abbiano avuto voce sin dall'inizio e siano annoverati anche come ideatori. Insomma, è un campo estremamente fluido.

Number two: fare pratica su Twine, uno strumento di scrittura non lineare, ottimo per far pratica con le diramazioni di una linea narrativa, la causa-effetto e così via. Ne riparleremo in un altro post, merita. Far pratica e mostrare dimestichezza col modo di pensare di un designer e non un semplice scrittore aiuta sicuramente a far colpo. Dimostra conoscenza del media.

Vi ha spaventati il tono di Gaider o vi ha messo ancora più voglia di saperne di più? Dal canto mio, la mia ricerca continuerà. Non è così facile trovare qualcosa che ne parli con trasparenza - e con un po' di acqua gelida in faccia. In italiano, poi, è quasi impossibile. Siamo davvero in così pochi a interessarci di questa disciplina, qui nel Belpaese?

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